Lettera a un artista sul punto di aprire una pagina Instagram

Prima di iniziare a inserire i dati richiesti da Instagram per farti aprire il tuo primo account fermati un momento a riflettere sull’impatto che questo potrebbe avere sulla tua personale ricerca artistica.

Caro Artista,

Ci è voluto del tempo per convincerti ma sei ormai arrivato al momento del dunque: aprire una pagina Instagram, trasferire su questa piattaforma digitale una parte via via più importante del tuo lavoro di artista e del tuo percorso di ricerca personale. Ti hanno convinto gli amici, ti hanno frenato i colleghi, ti hanno atteso a lungo i tuoi – come definirli, altrimenti? – “follower”, di ieri e di domani.

Non sta a me dirti cosa pubblicare su Instagram

Se sei arrivato fino a qui probabilmente non hai bisogno che ti spieghi che cos’è Instagram, come ci si iscrive, quali sono i “format” di pubblicazione previsti dalla piattaforma. Ma ti interesserà sicuramente sapere che lo strumento sta diventando sempre più stratificato e complesso: attorno al “flusso” universale di post e video si moltiplicano come su qualsiasi altro social i flussi “paralleli dedicati alle “stories”, ai “reels”, ai video lunghi, all’acquisto di prodotti nella sezione “shopping” della piattaforma, da poco disponibile anche per gli utenti italiani.

Non ho intenzione di elogiarti le potenzialità di questo strumento: non ti devo vendere nessun servizio in particolare, e probabilmente molte delle cose che sto per dirti ti saranno già note perché hai utilizzato altre piattaforme social in passato oppure hai già letto alcuni articoli dedicati all’argomento. Non sta a me dirti che cosa pubblicare, quali opere dedicare a Instagram e quali tenere fuori dal campo visivo dei tuoi follower. Se costruirti un personaggio, o lasciare che siano i frutti della tua arte a parlare per te.

Non esistono regole valide per tutti, ma esistono limiti a cui tutti vanno incontro quando si approcciano a questi strumenti con l’obiettivo di servirsene per il proprio lavoro: Instagram non è gratis, e quello che oggi ti offre gratuitamente in termini di pubblicazione un domani te lo chiederà indietro in termini di tempo, soldi e… compromessi. La piattaforma non è un mezzo neutrale, ma si interpone tra le tue opere e coloro che potrebbero ammirarle, criticarle, acquistarle, decidendo i tempi e le modalità del contatto tra di voi per mezzo di un algoritmo.

Una relazione con una macchina imperfetta

Stai per iniziare una lunga, faticosa e complessa relazione con una macchina imperfetta – l’algoritmo che decide l’ordine con cui i tuoi contenuti appariranno nei “flussi” della piattaforma – costruita per prendere decisioni in una frazione di secondo: decisioni un tempo affidate ad altri esseri umani come te (curatori, critici, giornalisti, galleristi) e che hanno un effetto diretto su quali follower vedranno le tue opere, quali persone scopriranno il tuo lavoro, in che momento della loro esistenza digitale saranno raggiunti da una tua “stories”. Tanto più crescerà il numero di coloro che ti seguiranno, tanto più ti scontrerai con ostacoli a prima vista del tutto invisibili.

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“È un attimo passare dall’essere artisti su Instagram a diventare artisti ‘per’ Instagram”

Puoi pagare fin da subito per ottenere più visibilità, di maggior “qualità”, su “target” e “flussi” a tua scelta, ma anche pagando ti esporrai al giudizio di un algoritmo che deciderà del tuo diritto a esistere in mezzo ad altre migliaia di inserzionisti in cerca di visibilità come te e di in un riscontro che non sia un semplice “like” ai propri post. Gli algoritmi di Instagram ti porteranno progressivamente a dedicare una parte del tempo a quei numeri – like, commenti, visualizzazioni – che inizialmente darai per scontati e che ti accorgerai non esserlo affatto. Sei soggetto agli stessi limiti di ogni altro e non sarai mai abbastanza “influente” da poterli ignorare o cancellare da solo.

La relazione con l’algoritmo di Instagram può essere molto frustrante: può portare alcuni artisti a creare opere sulla base di ciò che sembra essere “premiato” dall’algoritmo, di ciò che sembra “piacere” alla maggior parte del loro pubblico, anziché di ciò che sentono di voler esprimere davvero. Di diventare artisti “per” Instagram, contribuendo al successo di questa piattaforma in misura maggiore che non al proprio. Altri, al contrario, potrebbero essere spinti dalla mancanza di riscontri “quantitativi” a mettere in dubbio le proprie qualità di artisti: se i tuoi follower non cresceranno, se i “like” rimarranno sempre gli stessi di chi già ti seguiva da prima, i dubbi prima o poi arriveranno.

L’arte come antidoto all’automatismo

La conclusione di questa lettera si trova nelle sue premesse: non sta a me dirti che opere creare, in che misura esporti o meno, ma metterti in guardia sulla presenza di una macchina intelligente (ma non così intelligente come vogliono farti credere) con cui dovrai prima o poi scendere a patti se deciderai di aprire la tua pagina Instagram. Il mio invito è quello di non esaurire le tue energie in una estenuante lotta per capire come “aggirare” l’algoritmo, creando contenuti che ti permettano di entrare nelle sue grazie, ma di pensare fin d’ora al modo in cui le tue capacità e sensibilità artistiche possano “includere” la relazione con l’algoritmo/macchina nella tua opera.

È la macchina, dopotutto, il “follower” con cui svilupperai la relazione più fedele, interessata e consapevole di tutte: osservala, analizzala fin dove puoi, metti alla prova la sua capacità di interpretare i tuoi contenuti e metti alla prova il tuo pubblico nella sua capacità di relazionarsi con te ben oltre i limiti dello strumento. Così come nella tua biografia personale si possono trovare alcune chiavi di interpretazione delle tue opere fin qui, così nel tuo rapporto con la macchina si troveranno le chiavi di interpretazione delle opere che affiderai a Instagram: le difficoltà, le frustrazioni, la “convivenza” forzata con l’algoritmo non possono e non devono essere nascoste o ignorate.

Stiamo vivendo in un’epoca sempre più contrassegnata dal proliferare di automatismi di ogni tipo: guardare le notifiche dello smartphone come prima cosa al mattino e ultima cosa alla sera, “reagire” alle immagini che scorrono veloci sotto il tocco delle mani, seguire questa o quella pagina Instagram senza altro scopo se non quello di immergersi nel flusso indistinto che trascina con sé opere d’arte, prodotti di largo consumo, frammenti e pensieri di vita quotidiana. Se attraverso la tua arte troverai il modo di stimolare le persone a prendere consapevolezza di questi automatismi, e a non lasciarsi trascinare passivamente dal flusso, probabilmente avrai trovato uno scopo alla tua presenza su Instagram che non sia solo quello di accumulare follower e “like” come un account qualsiasi.

Con stima,

Jacopo Franchi

jacopo franchi

Autore

Jacopo Franchi

Mi chiamo Jacopo Franchi, sono nato nel 1987, vivo a Milano, lavoro come social media manager, sono autore del sito che state visitando in questo momento e di tre libri sui social media, la moderazione di contenuti online e gli oggetti digitali.

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