Dal “Newsfeed” universale di Facebook al doppio flusso dei “Seguiti” e “Per Te”” di TikTok che ha ispirato il nuovo feed di Twitter dedicato alle Elezioni americane: come nasce un nuovo standard di mercato.
In principio era “NewsFeed”: il flusso di notizie principale di Facebook è stato lanciato verso la fine del 2006 ed è diventato in meno di dieci anni uno dei “mass media” più importanti di sempre, distribuendo 200 milioni di contenuti al minuto verso gli oltre due miliardi di utenti iscritti al social media grazie a una inedita combinazione di moderatori di contenuti umani e algoritmi di selezione editoriale.
Dalle notizie del giorno ai più minuti fatti di cronaca, dalle foto degli amici ai video virali di perfetti sconosciuti, NewsFeed è l’emblema di un’epoca in cui la sfera pubblica e privata, notizie “ufficiali” e notizie “alternative”, fatti e opinioni sono andate a un passo dal fondersi definitivamente. Per anni il flusso di aggiornamenti “universale” è stato considerato lo standard di mercato dei social media, al punto da portare nel 2016 anche Twitter ad abbandonare l’ordine cronologico dei tweet in favore del “feed” algoritmico.
Il feed “speciale” di Twitter dedicato alle elezioni americane
Dallo stesso Twitter, ora, arriva una sorprendente novità: in occasione delle elezioni americane del novembre 2020 il social ha creato una nuova “sezione” speciale denominata “US elections hub”. La sezione, visibile solo agli utenti statunitensi, contiene una raccolta di tweet monotematici dedicati alle elezioni presidenziali e provenienti unicamente da fonti “accuratamente” scelte: New York Times, USA Today, CNN e i tweet pubblicati dai giornalisti più importanti di queste ultime testate, ovviamente dotati di “spunta blu”.
Che cosa è successo? Niente che non abbiamo già visto nel passato recente: Twitter è ormai diventata una media company di fatto, che seleziona gli argomenti alla “vecchia maniera” di una testata giornalistica, offrendo un surplus di visibilità a un numero ristretto di fonti e opinionisti “autorevoli” su un argomento di importanza cruciale. Lo avevamo già visto in occasione del Coronavirus, quando anche all’interno della versione italiana di Twitter era apparso un “feed” dedicato agli aggiornamenti provenienti dalle testate giornalistiche più conosciute e dagli account ufficiali istituzionali, come quello del Ministero della Salute.
I flussi paralleli di TikTok stanno diventando il nuovo “standard di mercato”
Prima di Twitter, prima del Coronavirus, la suddivisione dei flussi sui social media era già stata operata con successo da TikTok: la prima piattaforma a raggiungere il successo globale a partire dalla suddivisione del flusso dei contenuti pubblicati dagli account seguiti dall’utente dal flusso dei contenuti suggeriti dall’algoritmo. I “flussi paralleli” di TikTok offrono alle persone la possibilità di passare dal mondo conosciuto dei creatori di contenuti apprezzati in passato e per questo “seguiti”, al mondo ignoto dei video prodotti da persone sconosciute e che possono rivelarsi divertenti, seducenti, “creepy” o totalmente destabilizzanti (si pensi, ad esempio, alla popolarità acquisita su TikTok dai video a tema Olocausto). E viceversa.
Twitter, in questo senso, non fa altro che adeguarsi al nuovo standard di mercato: non più quello del NewsFeed universale di Facebook, che può essere al massimo suddiviso in base al format (in “Facebook Watch” è possibile seguire un feed composto da soli contenuti video), bensì quello dei “flussi paralleli” di TikTok, che danno la sensazione di un maggiore controllo da parte dell’utente finale. Come su TikTok gli adolescenti possono passare dalla dimensione “familiare” degli account conosciuti all’incontro con l’ignoto dei contenuti presenti nel flusso dei “Per Te”, così su Twitter gli utenti possono passare dall’imprevedibile varietà dei tweet del flusso principale alla rassicurante selezione editoriale di fonti “vere”, “verificate”, “autorevoli” del feed dedicato alle elezioni.
I social media assomigliano sempre più a una “rassegna stampa” televisiva
E tutti gli altri? E le fonti giornalistiche che non hanno il “badge blu” degli account verificati, che non fanno parte dei media “mainstream”, che sfuggono all’attenzione della selezione editoriale del minuscolo team di Twitter e che per anni hanno contribuito a differenziare i social media dalla rassegna stampa di un qualsiasi programma tv del mattino? Questi non sono tempi facili per l’informazione che proviene “dal basso”: come se tutto ciò che non è verificato e non ha una storia decennale alle spalle come il New York Times o il Washington Post non potesse in alcun modo ambire allo status di fonte “autorevole” sulle elezioni americane, e ricevere così un surplus di visibilità in un flusso di notizie parallelo e posto in evidenza nella homepage del social di riferimento per le “breaking news“.
In questo contesto, in cui la principale contromossa dei social contro la diffusione di notizie false e manipolate diventano i “vecchi” media, quelli che tutti conoscono, quelli che non hanno bisogno di presentazioni, non è un caso che il nuovo “standard di mercato” nella progettazione dei flussi di notizie sia diventato quello di TikTok: una piattaforma che non consente alcuna libertà di opinione “alternativa” alle fonti ufficiali di partito su temi politici scomodi (si veda il video seguente della attivista americana Feroza Aziz, “censurata” da TikTok per aver pubblicato un video in cui parlava delle persecuzioni degli uiguri). Ne sembra passato di tempo da quando i social media rappresentavano l’alternativa all’informazione “mainstream”, vero? Eppure, sono trascorsi solo pochi anni.