Spunti interessanti dall’ultimo Community Summit di Facebook: in arrivo nuove funzionalità per i Gruppi, tra cui l’indicizzazione delle conversazioni degli utenti sui motori di ricerca, con conseguenze impreviste per la privacy di coloro che hanno condiviso in passato opinioni, esperienze e ricordi personali.
Strumenti di moderazione automatica delle discussioni, trending topic in evidenza, insights personalizzate per i brand che vogliono promuoversi all’interno di community verticali, chat private tra i membri senza bisogno di “diventare amici” e, cosa ancora più importante, l’indicizzazione delle conversazioni pubbliche sui motori di ricerca: è questo il (possibile) futuro dei Gruppi di Facebook secondo i resoconti dell’ultimo Community Summit.
Sono 70 milioni gli amministratori di gruppi Facebook in tutto il mondo
Queste decisioni, come al solito “calate dall’alto” e senza un reale confronto con i diretti interessati, avranno un impatto diretto sull’attività quotidiana di un numero sproporzionato di persone in tutto il mondo: secondo “Social Media Today” sarebbero oltre 70 milioni gli amministratori di Gruppi Facebook attivi in questo momento, e oltre 1,8 miliardi gli utenti partecipanti a vario titolo alla vita di queste community che negli anni non hanno mai smesso di moltiplicarsi, differenziarsi e produrre ogni giorno nuovi contenuti.
Sotto la denominazione di “Gruppo Facebook”, infatti, si nasconde un universo popolato da iniziative troppo diverse tra loro per poter essere soggette alle stesse regole di base: dalle “social street” ai gruppi nati per sostenere un candidato politico alle elezioni comunali di paese, dai gruppi di auto-aiuto contro gli annunci di lavoro truffaldini ai gruppi di condivisione di cartoline storiche per gli appassionati del genere, dai gruppi anti-vaccinisti ai gruppi di amici e parenti dedicati al ricordo di una persona cara scomparsa.
In questo senso, non passerà molto tempo prima che le polemiche sulle criticità degli strumenti di moderazione “automatica”, sull’accesso a dati riguardanti l’attività degli utenti da parte degli amministratori, sulle intrusioni indesiderate dei brand nella vita delle community e sulle conseguenze dell’indicizzazione delle conversazioni sui motori di ricerca inizieranno a farsi sentire, fino a generare ricadute impreviste per la reputazione e la sopravvivenza stessa di molte delle community oggi tra le più popolari e partecipate, un domani chissà.
L’indicizzazione delle conversazioni dei Gruppi Facebook ci riporta all’epoca dei forum
Tra le novità annunciate da Facebook quella più interessante, dal mio punto di vista, è proprio il fatto che le conversazioni che avranno luogo nei Gruppi potranno essere individuate anche tramite una ricerca su Google o su Bing: una possibilità che sembra farci tornare di colpo all’epoca d’oro dei forum, quando gli scambi di opinioni, consigli ed esperienze personali su un determinato argomento potevano diventare una fonte di informazione preziosa anche a distanza di mesi o anni dal momento esatto in cui quegli “scambi” avevano avuto luogo online.
L’obiettivo dell’indicizzazione dei contenuti dei Gruppi è ovviamente quello di aumentare la visibilità di questi ultimi al di fuori della piattaforma, con la possibilità dii raggiungere un bacino più ampio di persone interessate rispetto a quello consentito dal passaparola del social media e dal motore di ricerca interno. Da capire, tuttavia, fino a che punto gli utenti dei Gruppi saranno consapevoli – e soprattutto avranno voce in capitolo – nella scelta di rendere le loro opinioni ed esperienze personali sempre più visibili al di fuori della community e di Facebook stesso.
La convergenza tra social e motore di ricerca, a prescindere da ciò che vogliono gli utenti
La convergenza tra Facebook e i motori di ricerca non è una novità dell’ultimo periodo. Che cosa è Facebook, d’altronde, se non un “motore di ricerca” che consente di interrogare amici e perfetti sconosciuti per trovare una risposta a domande a cui nessuno ha mai risposto prima? Nelle bacheche, nelle pagine, nei Gruppi, innumerevoli quesiti trovano risposta nella condivisione di ricordi, opinioni, “segreti” ed esperienze personali di “amici”, “amici degli amici” taggati da questi ultimi, e membri di community aggregate intorno a interessi e sensibilità comuni.
La vitalità di alcuni Gruppi di Facebook dipende dal carattere effimero delle loro conversazioni: se questo sono pur sempre ricercabili anche a distanza di tempo attraverso il motore di ricerca interno di Facebook, nondimeno la loro visibilità si riduce notevolmente man mano che nuovi post, nuove domande e conversazioni catturano l’attenzione degli utenti spingendo “verso il basso” quelle precedenti. È raro, oggi, che un dibattito a cui si è preso parte mesi prima possa tornare di nuovo d’attualità, per chiedere conto all’utente delle sue opinioni espresse allora.
Che cosa succederà, invece, quando le persone cercheranno su Google il proprio nome e cognome e troveranno tra i risultati del motore di ricerca anche un link verso i propri post e commenti di mesi o anni precedenti? O che cosa accadrà quando saranno chiamate in causa anche a distanza di tempo perché un determinato post “popolare” in un Gruppo si sarà posizionato ai primi posti di una ricerca “popolare” su Google? Questo, senza poter contare sulla “protezione” offerta dal relativo anonimato di un nickname di un qualsiasi forum online: sono passati solo 18 mesi dalla famosa promessa di Mark Zuckerberg, “il futuro è privato“, e mai come ora il destino di ciò che abbiamo fatto e detto nel nostro passato (seppur solo digitale) sembra sfuggire dal nostro controllo.