La social street San Gottardo, Meda e Montegani di Milano ha svolto un ruolo fondamentale per aiutare le persone e le piccole attività locali a resistere e aiutarsi reciprocamente nella fase più dura della pandemia.
“Una famiglia in casa, tutti i componenti ammalati di Covid-19, e i vicini che hanno fatto letteralmente a gara per portare loro la spesa: non posso ovviamente svelare i nomi ma è stato un gesto davvero straordinario e… commovente”: Fabio Calarco, co-fondatore e amministratore della social street milanese San Gottardo, Meda e Montegani, racconta così una delle tante iniziative di solidarietà che hanno visto protagonisti i vicini “social” milanesi in questi primi mesi di pandemia. Iniziative nate all’interno dell’omonimo gruppo Facebook, su cui si basa la social street, proposte dagli amministratori o da qualsiasi membro del gruppo, e realizzate nell’arco di poche ore o pochi giorni per dare una mano a chi ne ha più bisogno.
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Da via Fondazza a Bologna a San Gottardo, Meda e Montegani di Milano
Sarebbe un errore, tuttavia, circoscrivere il concetto di social street alla sola solidarietà. Socialità, gratuità e inclusione sono infatti le parole chiave che identificano il progetto, nato nella primavera del 2014 a pochi mesi di distanza dall’analoga e originaria esperienza bolognese della social street di via Fondazza. La social street milanese conta oggi oltre 10.000 iscritti e abbraccia idealmente tutti i residenti della zona di Corso San Gottardo, Via Meda e via Montegani lungo la direttrice dello storico tram numero tre. “L’aspetto più importante – aggiunge Fabio Calarco – è la flessibilità con cui la Social Street agisce, risolvendo piccoli e grandi problemi anche in pochi minuti, grazie alla fiducia reciproca ritrovata tra vicini di casa”.
Le “social street”, diffuse in tutte le principali città italiane e studiate nelle università di tutto il mondo, si appoggiano allo strumento fornito dai gruppi Facebook per creare una rete di solidarietà e condivisione tra vicini di casa e di quartiere, senza alcuna finalità di lucro o a scopo politico. Una vicinanza fisica che diventa così anche vicinanza e comunione sociale, soprattutto in un periodo come questo contrassegnato dall’isolamento forzato all’interno di appartamenti privati: un’infrastruttura sociale resiliente, capace di unire l’immediatezza digitale con la prossimità fisica del mondo offline, e che vive grazie all’apporto costante dei suoi membri e all’attento lavoro di moderazione dei suoi fondatori, svolto in maniera gratuita ma pur sempre professionale.
Solidarietà e condivisione tra vicini di casa, con un occhio di riguardo alle attività locali
“Nel corso del mese della pandemia il numero di post nel gruppo Facebook è cresciuto del 200% – racconta Fabio – sfiorando i 40 mila post pubblicati nell’arco di 28 giorni. La maggior parte dei contenuti aveva come oggetto il mutuo soccorso tra vicini, ma la social street ha svolto un ruolo determinante anche nella sopravvivenza delle piccole attività commerciali locali”. Sadri Fasilliu, socio di Fabio nell’agenzia BitCafé, con l’aiuto del vicino Massimo Mulinacci ha creato infatti un mini-sito dove facilitare lo scambio di informazioni tra residenti e commercianti del quartiere, favorendo la spesa a km 0 con consegna a domicilio gratuita dai piccoli negozi locali: il sito, ancora disponibile all’indirizzo sangottardo.bitcafe.it, è stato quindi utilizzato dai responsabili del Comune di Milano per integrare i dati presenti all’interno della prima mappa online georeferenziata delle attività di vicinato presenti in ogni quartiere della città.
Tra le altre attività organizzate dalla social street nel corso dei mesi di marzo e aprile 2020 vanno menzionate senza dubbio la “Spesa sospesa”, in collaborazione con l’Opera Cardinal Ferrari per le famiglie e le persone bisognose, l’iniziativa “Adotta un vicino” e la lista di professionisti del quartiere disposti a condividere piccoli servizi e informazioni utili per i propri vicini. Iniziative che, è bene ricordarlo, sono la continuazione di tante altre attività nate in social street negli ultimi anni e che hanno portato le persone a conoscersi online per poi incontrarsi di persona: ne sono un esempio l’aperitivo tra vicini, la SocialRun, le feste dedicate ai bimbi, il Social Tour di riscoperta dei luoghi, il BookCrossing, le Pulizie di Autunno e Primavera, la Portineria di Social Street, il mentoring gratuito di ViciniSimpara e i corsi di alfabetizzazione digitale per gli anziani.
Dall’educazione digitale dipende oggi la creazione di nuove comunità locali
L’esperienza di social street dimostra come anche uno strumento estremamente imperfetto come un “gruppo Facebook” possa fungere da infrastruttura di base per creare legami sociali e nuove comunità locali lì dove altrimenti passerebbe solo un’anonima linea di tram: perché ciò avvenga, tuttavia, è necessario formare le persone a un utilizzo consapevole dello strumento online, attraverso attività di sensibilizzazione ed educazione che nel caso della social street di San Gottardo Meda Montegani hanno assunto il nome di “Galateo Social”. Un documento, elaborato collegialmente in quattro settimane e condiviso nel corso di un evento pubblico con tutti i residenti, che responsabilizza i membri della social street all’utilizzo di un linguaggio e un comportamento rispettosi del prossimo.
Per quanto le social street non siano connotate politicamente, non vi è dubbio che il sentimento che si respira all’interno di esse sia quello di una visione della società, dell’ambiente e dell’uomo che si oppone all’imperativo del profitto a tutti i costi. “Questo particolare momento storico è un’occasione unica per cambiare i nostri punti di vista – conclude Fabio Calarco – soprattutto il concetto di benessere, che non può più essere misurato solo sul PIL ma soprattutto dal punto di vista sociale: non più ‘io’, quindi, ma ‘noi’. Con social street siamo riusciti trovare il giusto “mix” tra il mondo reale e quello digitale rappresentato da Facebook: esiste certamente un passato e un futuro oltre questo social, che per noi rimane solo uno strumento abilitante delle relazioni umane che negli ultimi tempi sono andate trascurate. Un “mix” che ci ha dato la possibilità di innescare un fenomeno virtuoso che ha un solo e unico obiettivo: il Bene Comune”.