Davide Mazzocco: il valore del tempo dopo la quarantena
Dialogo a due voci con l’autore di “Cronofagia”: Davide Mazzocco, giornalista, regista e scrittore con all’attivo oltre una decina di pubblicazioni oggi di grande attualità.
“Ho letto le tue domande mentre ascoltavo musica brasiliana”. Comincia nel più inatteso dei modi possibili lo scambio via posta (elettronica) tra il sottoscritto e Davide Mazzocco, giornalista, regista, autore di “Cronofagia” (D Editore 2019) e di pubblicazioni di successo tra cui “Giornalismo online” (2014) e “Propaganda pop” (2016). “Ho dovuto bloccare il video perché non riesco a scrivere – aggiunge Davide, come se stessimo davvero dialogando a tu per tu – se sono distratto dalla musica o da qualsiasi altro apparecchio da cui fuoriesca una voce umana”. Particolare curioso, nel momento in cui oggi il multitasking è diventato la prassi quotidiana per moltissime persone in quarantena.
Frammentazione e intensità
L’occasione che ha dato il via a questo scambio di riflessioni è la stessa che orienta ormai ogni dibattito da tre mesi a questa parte: il Coronavirus, con le sue inevitabili ripercussioni su ogni ambito della vita umana, tra cui la gestione di quel “tempo” diventato ormai una risorsa sempre più scarsa e preziosa e di cui le piattaforme digitali sono avide consumatrici. “Credo che la capacità di lavorare in multitasking sia qualcosa di soggettivo, quasi quanto le impronte digitali – confessa Davide – I miei studenti, infatti, mi stupiscono quando, alzando lo sguardo dal cellulare, mi fanno capire che una parte di loro stava seguendo la mia spiegazione proprio mentre io ero convinto che non stessero ascoltando nulla di quello che stavo dicendo”.

Cronofagia, l’ultimo libro di Davide Mazzocco (D Editore)
Innumerevoli pubblicazioni si sono concentrate finora sugli effetti negativi della dispersione dell’attenzione su molteplici piattaforme tecnologiche. Eppure, gli studenti di Davide sembrano insegnare qualcosa di nuovo a noi “adulti”: “è vero che l’attenzione oggi diventa sempre più frammentata – commenta l’autore di Cronofagia – ma, volendo fare del panglossismo, è oggi la migliore delle attenzioni possibili: se in passato dovevamo muoverci da un’oasi all’altra per abbeverarci alle fonti della conoscenza, ora dobbiamo imparare a nuotare per non annegare nell’alluvione di informazioni che si abbatte su di noi quotidianamente”. Il tempo dedicato alla ricerca si trasforma quindi in tempo dedicato all’approfondimento, le energie spese nel trovare si concentrano nella disamina di ciò che arriva senza essere stato cercato.
A questo proposito, Davide aggiunge un altro esempio: “ho conosciuto la cantante protagonista del concerto, al quale accennavo in precedenza, perché l’algoritmo ha messo insieme qualche migliaio di scelte da me fatte nel corso degli anni e ha capito che questi ritmi ‘tropicali’ avrebbero potuto incontrare il mio gusto. Se inizialmente sono stato attratto dalla bellezza della musica, successivamente ho prestato attenzione alle parole e – praticando la lusofonia – sono andato a scovarmi i testi, cosa che non faccio nemmeno per le canzoni italiane”. La “cronofagia” delle piattaforme digitali, tempo di attenzione in cambio di maggiore tempo di utilizzo, diventa quindi un “do ut des” di dubbia reciprocità: “quanto più grande sarà la nostra passione, maggiore sarà il tempo che le dedicheremo e i dati che forniremo alle piattaforme”.
Tempo di riposo e di lavoro
Frammentazione e intensità sembrano essere quindi le due costanti che regolano le nuove forme di organizzazione entro cui va definendosi la nostra società. Se alla frammentazione dell’attenzione corrisponde una maggiore intensità di quest’ultima, seppur limitata ai brevi intervalli temporali tra uno stimolo algoritmico e l’altro, alla frammentazione del tempo dedicato al riposo sembra corrispondere una maggiore intensità di quest’ultimo, seppur nel breve spazio concesso alla quiete dalle notifiche emesse dalle nuove piattaforme digitali. “La notte – commenta Davide, ricordando le analisi di Jonathan Crary – è uno degli ultimi territori non colonizzabili dal capitalismo: il diritto alla disconnessione è uno dei sacramenti della religione delle Otto Ore di Sonno. Non ho mai installato WhatsApp ma, utilizzando Facebook e Messenger per lavoro, ultimamente sono solito precludere al mio smartphone la possibilità di ricevere notifiche dopo le 22”.
Eppure, la scansione trigemina della giornata lavorativa sembra andare incontro oggi a una nuova evoluzione: gli orari di apertura di aziende, fabbriche e scuole potrebbero essere scaglionati su più fasce temporali per assicurare il necessario distanziamento sociale, almeno finché durerà la pandemia di Coronavirus. “Questo allargamento a dismisura degli orari di lavoro non può che essere una soluzione temporanea – commenta Davide – Nel momento in cui le persone potranno tornare a spostarsi senza limitazioni, credo che gli scaglionamenti diventeranno disfunzionali per una serie di ragioni, su tutte quella di un ulteriore scoordinamento del tempo libero e di quella parte della giornata da dedicare alle proprie passioni e ai propri affetti”.
Tempo di riposo e tempo di lavoro vanno quindi di fronte a una nuova, imprevista evoluzione: nel momento in cui il digitale colonizza ogni ora non dedicata al riposo, nel momento in cui la nostra attenzione è dispersa tra una molteplicità di stimoli che richiedono tutti la medesima dose di intensità per poter essere esperiti, ecco che il tempo libero assume una nuova valenza. Non più come tempo di pausa dal lavoro e di evasione inconsapevole, ma come momento in cui vivere relazioni e passioni non contingentate e non soggette all’arbitrio degli algoritmi o dei DPCM ministeriali: “se si vorrà migliorare la qualità della vita, sarà necessario coordinare i tempi del lavoro, dell’istruzione e dell’intrattenimento in modo da consentire alle persone di incontrarsi ancor di più e di non dovere rinunciare alla propria esistenza”. Musica brasiliana, ovviamente, inclusa.
(Video musicale consigliato per voi dall’autore di “Cronofagia”)