Intervista al coordinatore nazionale di Wikimedia Italia per i progetti nelle scuole e nelle università. Nel 2016, oltre 2.000 studenti coinvolti in 11 regioni italiane.
In tempi di fake news, educare i più giovani a selezionare, riconoscere e utilizzare le fonti di qualità è il primo passo per far crescere cittadini più consapevoli e lettori più informati.
È una riflessione che nasce spontanea ascoltando Luigi Catalani, bibliotecario presso la Biblioteca Provinciale di Potenza, professore a contratto all’Università di Salerno e coordinatore nazionale di Wikimedia Italia per i progetti nelle scuole e nelle università, che nel solo 2016 hanno coinvolto 2.385 studenti e 60 docenti in 11 regioni d’Italia, per un totale di 54 corsi dedicati alla diffusione della conoscenza libera in Rete.
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Luigi Catalani in un intervento al XVIII Workshop
di Teca del Mediterraneo
Wikipedia, secondo Luigi, è un’ottima palestra per sviluppare la cosiddetta information literacy, ovvero la capacità di cercare, selezionare, valutare e organizzare le fonti in maniera rigorosa.
«Per i ragazzi – racconta il coordinatore nazionale di Wikimedia per la scuola e l’università – la creazione o la modifica di una voce su Wikipedia è un’esperienza formativa molto importante. Da un lato è come se svolgessero un compito in classe sotto gli occhi di migliaia di persone, ovvero la community di wikipediani che ogni giorno si adopera per modificare, migliorare e costruire in maniera collaborativa le voci dell’enciclopedia libera in italiano. Dall’altro, soprattutto quando si tratta di creare voci dedicate al proprio territorio, i ragazzi sono naturalmente motivati a recarsi in biblioteca per consultare le fonti di storia locale, spesso per la prima volta nella loro vita».
Il confronto con gli altri utenti di Wikipedia e la necessità di misurarsi con le regole formali dell’enciclopedia libera, come già ricordato dalla sociolinguista Vera Gheno, aiuta inoltre i più giovani a sviluppare un linguaggio più maturo, neutrale, in grado di dare voce a una molteplicità di punti di vista su uno stesso argomento.
«Gli studenti sono soliti usare in modo passivo Wikipedia come un contenitore da cui saccheggiare informazioni – commenta Luigi – con i nostri progetti iniziano a responsabilizzarsi: sanno che il loro lavoro verrà pubblicato su una piattaforma di grande visibilità e imparano in fretta la differenza tra un’immagine rilasciata con licenza libera e un’immagine protetta, che non consente il riuso, tra un’informazione proveniente da una fonte autorevole e un’informazione non verificata».
Non solo voci enciclopediche: gli studenti possono imparare a scrivere testi scolastici e manuali in forma collaborativa (ne è un esempio il manuale sul cyberbullismo, realizzato da una prima classe liceale di Potenza e pubblicato su WikiBooks), partecipano con entusiasmo a “Wiki Loves Monuments”, il più grande concorso fotografico del mondo, aggiungendo nuove fotografie del patrimonio culturale su Wikimedia Commons, l’immenso archivio fotografico di Wikipedia, traducono in altre lingue le voci di storia e cultura locale, producono ebook di opere in pubblico dominio su Wikisource o realizzano brevi guide turistiche da pubblicare su Wikivoyage.
«Fino a qualche anno fa – ricorda Luigi – si riscontrava una certa resistenza da parte dei docenti, che consideravano Wikipedia una fonte inattendibile e priva di autorevolezza. Ma è la stessa perfettibilità delle voci, alcune dei quali sono ancora in bozza, a rendere Wikipedia un ambiente ideale per mettere alla prova la propria capacità di documentarsi in maniera efficace e di produrre contenuti affidabili».
In questo senso, i progetti promossi da Wikimedia Italia appaiono distanti da certe pratiche che in questo momento si stanno affermando in Paesi come gli Stati Uniti, e che probabilmente dovremmo affrontare anche noi tra qualche anno. Secondo un articolo pubblicato recentemente sulla MIT Technology Review (Are Big Tech Companies Doing Right by America’s Students?) infatti, la sovrabbondanza di tecnologie messe gratuitamente a disposizione delle scuole da parte delle grandi aziende hi-tech americane rende l’utilizzo di strumenti digitali una scelta quasi obbligata per i professori negli Stati Uniti. Anziché essere di supporto alla didattica, le nuove tecnologie vengono pertanto utilizzate anche in situazioni e contesti in cui sarebbe meglio dare agli studenti la possibilità di scelta tra strumenti differenti.
Al contrario, quello di “Wikipedia va a scuola” si presenta, per dirla con le parole di Luigi, come un progetto di formazione digitale «che nasce con un cuore antico», dove il rapporto con le fonti cartacee e con i luoghi in cui il sapere è tradizionalmente conservato e trasmesso (le biblioteche, le università) rimane centrale. Non è un caso infatti che il Manifesto per l’information literacy dell’Associazione Italiana Biblioteche suggerisca anche l’utilizzo maturo e consapevole di Wikipedia tra le azioni utili per lo sviluppo delle competenze informative nell’ambito della comunità bibliotecaria e scolastica.
La piattaforma digitale è quindi la destinazione finale di un lavoro di scrittura che inizia fuori dal web e impegna gli studenti in un’attività di ricerca che li vede prima entrare in contatto con le fonti tradizionali del sapere e poi condividere la documentazione raccolta con i propri compagni di classe e con gli altri utenti dell’enciclopedia. «È la dimostrazione che un approccio umanistico al mondo digitale consente di usare la tecnologia in maniera costruttiva e coerente con la nostra tradizione pedagogica – conclude Luigi – Il primo passo per partecipare attivamente al più grande processo di costruzione colletiva del sapere nella storia dell’uomo consiste dunque nel metter piede in una biblioteca e scoprirne l’enorme potenziale informativo, anche nell’epoca della rivoluzione digitale».