Il ritmo di pubblicazione del blog è calato quest’anno perché sono stato impegnato nella scrittura del mio primo romanzo. O, almeno, della prima storia inventata cui sono riuscito a dare una forma compiuta, dopo anni di tentativi, personaggi abortiti, fantasmi di carta e sperimentazioni che sul lungo periodo si sono rivelate meno feconde di quanto avessi previsto. Scrivere è un mestiere veramente faticoso.
Ho rubato tempo al sonno, agli affetti, alla famiglia, ai divertimenti, per scrivere questo romanzo. Ho imparato, nel corso di questi mesi di scrittura, che probabilmente non avrò mai il coraggio di esporre la mia intimità – e quella di chi mi sta intorno. Per paura, forse, e perché non rientra nel mio carattere e nella mia esperienza di scrittura. Ho infatti tolto, dopo una prima stesura, qualsiasi riferimento troppo esplicito alla mia esperienza personale, per creare personaggi totalmente frutto della mia fantasia. Quando ero un bambino mi divertivo a scrivere dei racconti su un quaderno di carta, in una calligrafia così orrenda da non riuscire a decifrarmi da solo, e anche allora ero solito ricorrere a personaggi verosimili, in nessun caso riconducibili ai miei amici o alla famiglia.
La mia formazione giornalistica, tuttavia, fa sì che le mie storie debbano partire per forza da un dato concreto, un ricordo, una forma di aggancio con il mondo reale. Quando ero piccolo, questo contatto con la realtà era rappresentato dalle storie che vedevo in televisione o leggevo nei fumetti – storie che per un bambino hanno lo stesso grado di verità di tutte le altre, se non maggiore – e che sviluppavo in quelle prime, infantili prove di scrittura.
Il ruolo del virtuale nella narrativa contemporanea
Nel romanzo ho menzionato più volte, esplicitamente, un famoso social network, facendolo diventare a poco a poco protagonista della narrazione stessa.
A livello di contenuti, infatti, credo che gli scrittori debbano riflettere a fondo su quale sia il ruolo giocato dal virtuale nella vita dei loro protagonisti, e informarsi su quelli che sono i cambiamenti in atto in questi anni nelle nuove tecnologie. Vorrei che fosse finita, una volta per tutte, l’epoca delle facilonerie, degli allarmismi, dell’eterno ritorno all’uguale di un passato dove i rapporti umani non erano ancora mediati dalla tecnologia. Vorrei crescere in una generazione di scrittori moderni, non “modernisti“.
Vorrei leggere libri dove gli scrittori non cedano alla tentazione di esaltare o minimizzare quelli che sono i nuovi “ambienti” dove le persone – e i più giovani in particolare – costruiscono la loro identità, trovano rifugio, si isolano dagli altri, cercano nuove opportunità, si perdono nel flusso eterno di informazioni, si ritrovano dopo anni di lontananza, si amano, si lasciano pubblicamente. Come è successo con la carta e le biblioteche per gli scrittori del passato, anche il computer e Internet, gli strumenti e i contenitori finali del processo creativo, possono diventare essi stessi argomenti di una nuova narrativa.
Mentre pensavo a questo post, ho riletto più volte il Manifesto della Letteratura Futurista, credendo di dover stendere una sorta di “decalogo” per chi come me vorrebbe sperimentare una nuova forma di narrativa, che pomposamente ho definito “del virtuale”.
Non essendo, tuttavia, gli scrittori di oggi facilmente riassumibili all’interno di una corrente, avvezzi forse più a cercare ognuno una propria strada pur di vendere qualche copia, più che fare gruppo e incidere significativamente nel dibattito culturale, non credo che un “Manifesto della narrativa virtuale” potrebbe suscitare una qualche forma di reazione superiore a un “mi piace” su Facebook.
Mi sono limitato dunque a raccogliere un lungo elenco di idee, venute fuori nel corso di un lungo anno di scrittura.
Per questo ho ridimensionato le mie ambizioni a dispensatore di “idee” in regalo, che potrebbero essere la base di partenza per romanzi, racconti, poesie, quadri, video di capaci di parlare lo stesso linguaggio dei contemporanei, lasciando aperto il terreno alla ricezione di altrettanti spunti, nei commenti o via mail. Se poi qualcuno volesse approfondire il discorso su un piano più pratico, con un gruppo, una rivista, un ciclo di dibattiti, sarei ben felice di farne parte.
Idee per una narrativa del virtuale
Lo scrittore moderno deve avere una base di conoscenze informatiche, come prima era necessario che accumulasse una certa dose di esperienza del mondo per poter costruire personaggi verosimili
Il virtuale è reale, non ha più senso parlare di confini tra il mondo fisico e quello di Internet
Il virtuale è il Nuovo Mondo, scoperto e (al tempo stesso) creato dall’uomo cinquecento anni dopo il viaggio di Colombo
La letteratura non deve esaltare o denigrare il virtuale, ma indagare il modo con cui le persone si rapportano con esso e come modificano la loro condotta in base alle loro esperienze virtuali
Il virtuale può essere letto come l’opportunità di riscatto di una generazione, quella degli under 30, altrimenti destinata all’irrilevanza, nei programmi di governo come nella vita quotidiana di paese
Ci sono persone che vivono la maggior parte della loro vita attiva nel virtuale, e che sviluppano schemi di comportamento alternativi e non sempre adeguati al mondo fisico
Ciò che succede nel virtuale ha effetti, distorti, nel mondo fisico. Ciò che succede nel mondo fisico acquista vita propria nel virtuale, con esiti altrettanto imprevedibili
Con il virtuale, le persone si ritrovano a dover gestire più identità contemporaneamente di cui non sempre hanno il completo controllo
Il tempo del virtuale non ha la stessa scansione di quello fisico. L’archiviazione automatica digitale scoraggia il ricorso alla memoria per ricordare le proprie esperienze virtuali e pone le basi per nuove mitologie e processi di rimozione collettiva
La fruizione delle piattaforme virtuali – Internet, o i social network – è sottoposta ad algoritmi che limitano la casualità e modificano la percezione degli utenti su quale fonte o informazione sia più rilevante o credibile
Con il virtuale nasce un nuovo disturbo psicofisico: l’ansia del controllo delle informazioni, da parte delle istituzioni, ma anche degli individui stessi
(to be continued…)