Sebastian Siemiatkowski, Klarna, buy now pay later

Luci e ombre del modello “buy now, pay later”

Klarna, Scalapay, Afterpay, Apple Pay Later, e molti altri ancora in dirittura d’arrivo: luci e ombre del modello “buy now, pay later” che minaccia di mandare in pensione le carte di credito mentre le autorità di regolamentazione si ritrovano, come sempre, a inseguire.

Non hanno commissioni sulle rate, a meno che gli utenti le paghino tutte senza ritardi; dichiarano di essere in grado di far aumentare il fatturato degli esercenti nel breve periodo e ridurre in maniera significativa la percentuale di abbandono dei “carrelli” online, ma le commissioni di transazione possono essere doppie rispetto a quelle richieste dalle carte di credito; il loro servizio è accessibile al maggior numero possibile di persone in virtù di minori controlli in fase di registrazione, ma ogni utente può avere limiti di spesa variabili che aumentano in base alla sua fedeltà al servizio e alla sua puntualità nel pagamento delle rate; sono utilizzati solitamente per debiti di piccolo importo, da persone che altrimenti avrebbero difficoltà ad acquistare beni o servizi superiori rispetto al proprio stile di vita, ma non è previsto alcun controllo o restrizione all’indebitamento totale dei consumatori, soprattutto più giovani, su più piattaforme contemporaneamente: benvenuti nel mondo del “buy now, pay later” (“acquista ora, paga più tardi”), dove ogni merce o servizio può essere acquistato in tante comode, piccole rate, fino a quando queste diventano insostenibili per chi si lascia prendere la mano.

Sebastian Siemiatkowski, Klarna, buy now pay later
Sebastian Siemiatkowski, CEO di Klarna, tra le più grandi piattaforme globali di “Buy now, pay later”
(foto Noam Galai/Getty Images for TechCrunch)

Oggi al 2,1% del valore dell’eCommerce globale, il “buy now, pay later” cresce anno dopo anno accumulando clienti anziché profitti

Sulla carta il fenomeno del “buy now, pay later“, letteralmente esploso in tempo di pandemia, calo dell’occupazione e di conseguenza degli stipendi, non sembra essere destinato a esaurirsi prima di aver completamente sostituito il ben più noto servizio offerto dalle carte di credito. Giunto al 2,1% del transato del mercato eCommerce globale, secondo i dati elaborati da Worldpay, la possibilità di “acquistare ora e pagare dopo” offerta da piattaforme come Klarna, Scalapay, Afterpay è cresciuta anno su anno e potrebbe raggiungere entro cinque anni i 680 miliardi di dollari di volumi secondo Kaleido Intelligence. Eppure, perfino un giornale come il Financial Times ha recentemente messo in guardia gli investitori di tutto il mondo dallo scommettere su questo tipo di aziende oggi apparentemente avviate verso IPO miliardarie: “buy now, regret later” è la minaccia che sembra pesare sulla prossima quotazione in Borsa di Klarna, piattaforma svedese valutata attualmente 45 miliardi di dollari, il cui modello di business non sembra essere in grado di raggiungere nel futuro la piena sostenibilità economica. “Nessuna di queste aziende sta guadagnando soldi – si legge nell’articolo del Times – ma solo clienti”.

Le commissioni sui ritardi e i limiti di spesa variano in base al comportamento delle persone, ma senza controlli incrociati tra piattaforme

Se l’entusiasmo degli investitori che in tutto il mondo hanno fin qui sostenuto la crescita di valore delle piattaforme di “buy now, pay later” potrebbe venir meno nei prossimi mesi, anche a causa dell’introduzione delle prime norme di regolamentazione annunciate dalla Financial Conduct Authority britannica (ma non prima del 2022), potrebbe proseguire ancora per lungo tempo l’entusiasmo dei consumatori che oggi si servono delle piattaforme per rateizzare i propri acquisti, online e offline, attratti dalla prospettiva di non dover pagare interessi. Eppure, come si legge nei termini di servizio di Klarna o dell’italiana Scalapay, non tutto quello che oggi è gratis lo sarà per sempre anche in futuro: dopo sette giorni di mancato pagamento di una rata è previsto il pagamento di una commissione, il cui importo può variare in base al valore della rata stessa o al ritardo accumulato a partire dal momento dell’acquisto. Inoltre, sembra che ogni servizio possa applicare dei limiti massimi di spesa che variano in base al merito creditizio degli utenti, alla loro anzianità d’uso del servizio stesso o alla puntualità nel pagamento delle rate. Nessun servizio, tuttavia, sembra incrociare tra loro i dati provenienti dalle altre piattaforme e limitare l’operatività dei clienti che accumulano debiti da più servizi di “buy now, pay later” contemporaneamente.

Buy Now, Pay Later: le condizioni di Klarna per il pagamento delle rate in caso di ritardo (screenshot del 9/10/2021)

Oltre un utilizzatore su dieci del “buy now, pay later” sarebbe già oggi in debito, mentre uno su quattro si ritrova a spendere di più del previsto

A fronte della solita, totale mancanza di ricerche serie sul fenomeno in Italia dove pure i servizi di “buy now, pay later” locali e internazionali non mancano, è necessario in questa fase rivolgersi alle fonti internazionali. Secondo Which?, associazione di consumatori nel Regno Unito, oltre un quarto degli utenti del servizio avrebbero dichiarato di essersi accorti solo a posteriori di aver speso ben più di quanto preventivato inizialmente, mentre secondo i dati riportati dal Guardian oltre un utente di “BNPL” (acronimo di “buy now, pay later“) su dieci sarebbe già in arretrato con i pagamenti, pur a fronte di acquisti che non superano in media le 65-75 sterline totali. La mancanza di uno standard nazionale o comunitario di controlli in fase di registrazione starebbe quindi portando una parte consistente degli utilizzatori di “buy now, pay later” a utilizzare più piattaforme contemporaneamente per aumentare la propria capacità di spesa, oltrepassando i limiti che le piattaforme stesse impostano in maniera del tutto arbitraria, non trasparente e diversa da servizio a servizio, da utente a utente: non sembrano esservi limiti, in questo momento, alla possibilità che un giovane di venti anni possa accumulare migliaia e migliaia di euro di debito da pagare in un solo momento, con tanto di “interessi” inizialmente non preventivati.

I rischi per gli esercenti e quei precedenti di servizi digitali volti ad accelerare la fase di acquisto che non lasciano ben sperare

Molto meglio le carte di credito, quindi, o i consigli della nonna di acquistare solo ciò che ci si può permettere in un determinato momento ignorando le possibilità offerte dalla tecnologia? Sebbene non manchino i motivi di preoccupazione per il rischio di un eccessivo indebitamento dei singoli utenti, queste preoccupazioni sembrano essere minori di quelle a cui potrebbero andare incontro gli esercenti in futuro: se i margini di guadagno non dovessero essere sufficienti a compensare le più alte commissioni previste in caso di pagamento a rate rispetto alle commissioni di pagamento previste dalle “tradizionali” carte di credito, se i servizi di “buy now, pay later” dovessero assumere un ruolo preponderante nel processo di acquisto e guadagnare pertanto sempre più potere negoziale nei confronti de piccoli e piccolissimi rivenditori, se una parte del rischio di credito oggi affrontata interamente dalle piattaforme dovesse essere condivisa in futuro anche con coloro che si servono di questi strumenti per aumentare artificialmente la propria capacità di vendita senza risolvere all’origine i motivi dello scarso successo dei propri canali eCommerce e offline, l’entusiasmo con cui ora migliaia e migliaia di esercenti in tutto il mondo stanno esplorando le nuove modalità di vendita a rate potrebbe rivelarsi mal riposto o quantomeno eccessivo. Dopotutto, non sarebbe la prima volta che una piattaforma digitale globale promette di rendere tutti più ricchi, più rapidamente, salvo poi essere l’unica beneficiaria di nuove modalità di consumo immediate e senza “restrizioni” all’ingresso.


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