La vita e i pensieri di Sophie Scholl della Rosa Bianca rivivono in un account Instagram dedicato e quanto più possibile fedele alla vera storia della protagonista. A mancare nel racconto, tuttavia, sono i messaggi d’odio e razzisti che su questo e altri social sono all’ordine del giorno e che hanno costretto una coetanea di Sophie, Luna Reyes, a cancellarsi in un gesto di estrema difesa proprio in questi stessi giorni.
Sulla carta – pardon, sullo schermo – il progetto è eccezionale: raccontare gli ultimi mesi di vita di Sophie Scholl in prima persona attraverso post, video, “reels” e “stories” di un account Instagram creato in occasione del centenario della sua nascita.“@Ichbinsophiescholl”, questo il nome dell’account dove l’attrice Luna Wedler presta il volto alla fondatrice del movimento di resistenza antinazista Rosa Bianca, prende spunto dai diari privati di Sophie Scholl per raccontare ai più e meno giovani la quotidianità di una giovanissima donna condannata a morte dal nazismo per le sue idee e la sua attività di propaganda clandestina contro il regime. Realizzato dalle emittenti locali tedesche SR e BR, l’account di Sophie Scholl terminerà le sue pubblicazioni a febbraio 2022, nello stesso giorno e nello stesso mese in cui la ragazza venne decapitata, a soli 21 anni di età.
Pensieri e gesti privati di Sophie Scholl diventano pubblici su Instagram, in una ricostruzione storica tanto accurata quanto irreale
Il trasferimento da Ulm a Monaco come studentessa di biologia, le serate in compagnia degli amici del fratello, la relazione con un soldato della Wehrmacht impegnato sul fronte russo, i ricordi dolorosi di quando da bambina indossava le uniformi naziste, i pensieri sull’università e sulla guerra, gli incontro con i membri della futura Rosa Bianca: c’è tanto di Sophie Scholl in queste prime settimane di attività dell’account Instagram dedicato a lei, grazie all’uso sapiente dei diari della giovane donna selezionati e verificati da un team di storici e professionisti e alla ricostruzione fedele degli ambienti e dei costumi dell’epoca. I commenti, per lo più di supporto, oscillano tra i complimenti ai realizzatori del progetto e il tentativo di stabilire una relazione diretta con il personaggio della fiction, accettando la finzione per un bene superiore.
Ed è qui, forse, il limite oltre cui questo bellissimo progetto di rievocazione storica e di educazione e sensibilizzazione non sembra in grado di poter andare: manca, nella trasposizione virtuale di Sophie Scholl quale abitante dei social che decide di usare la propria visibilità online per esprimere idee e opinioni diverse dal regime nazista allora al potere, qualsiasi elemento di realismo collegato alla piattaforma su cui la Storia prende di nuovo forma. Sophie Sholl, o meglio @Ichbinsophiescholl, condivide liberamente i suoi pensieri sugli “orrori” della guerra, del nazismo, i suoi dubbi sul rapporto con un soldato (“come posso, io, contraria alla guerra, amare un ufficiale in carriera?” si chiede in un post) che la “vera” Sophie Scholl aveva scelto di affidare unicamente a diari e conversazioni private, per poi passare ad azioni di resistenza nell’anonimato della clandestinità.
Nel frattempo, la ventenne Luna Reyes è stata costretta a chiudere i suoi account social per difendersi da migliaia di messaggi d’odio
Mancano, in questa trasposizione delle piattaforme digitali ai tempi del nazismo, le migliaia di commenti d’odio che i ben più numerosi sostenitori del regime avrebbero riversato sul profilo di Sophie fin dal suo primo post o “storia” contraria alla guerra. Mancano le migliaia di segnalazioni che avrebbe ricevuto per aver condiviso presunte “fake news” sul destino dei soldati tedeschi e sull’andamento della guerra al fronte. Non sono previste le decine di messaggi di morte che avrebbe ricevuto impunemente sul suo profilo senza avere pressoché alcuna possibilità di difendersi preventivamente, a meno di non rendere quest’ultimo privato e inaccessibile ai non conoscenti e amici. Mancano, infine, le interrogazioni e i processi a cui sarebbe andata incontro ben prima di iniziare le attività di resistenza della Rosa Bianca, per aver condiviso pubblicamente messaggi contrari al regime che nella realtà storica sono rimasti confinati a una dimensione privata.
Non è esagerato, in questo senso, paragonare la storia bellissima ma irreale di Sophie Scholl su Instagram con la storia triste ma reale di Luna Reyes – casualmente omonima dell’attrice che impersona Sophie – in questi stessi giorni costretta a chiudere i propri profili social dopo essere stata aggredita da migliaia di odiatori e razzisti di ogni tipo. Luna Reyes è una volontaria della Croce rossa in Spagna che, secondo quanto riportato dal Corriere e da altre testate italiane e internazionali, ha dovuto chiudere i propri social dopo che una foto che la ritraeva nell’atto di abbracciare un migrante è diventata pubblica e ha scatenato innumerevoli commenti di odio sui suoi profili social personali al punto da costringere la giovanissima ventenne a chiudere questi ultimi, una volta constatata la totale mancanza di difese da parte delle stesse piattaforme social nei suoi confronti, incapaci di intervenire in tempo per rimuovere e bloccare gli autori degli insulti.
Senza nulla togliere all’importanza e alla cura con cui il progetto di @Ichbinsophiescholl è stato costruito, e alla necessità di avere sui social molte più iniziative di questo tipo, nondimeno il confronto con il presente non può essere del tutto ignorato. Per quanto sia solo un caso che la vittima degli attacchi degli estremisti e dei razzisti spagnoli sia un’omonima dell’attrice che impersona la Sophie Scholl virtuale, trovo significativa la grande differenza esistente tra la generale benevolenza con cui il personaggio di fantasia è stato accolto sui social e l’odio insopportabile con cui Luna Reyes si è dovuta confrontare, impotente, alla stessa età di Sophie e in una situazione del tutto simile. Forse, oltre a educare i giovani e conoscere e seguire l’esempio di Sophie Scholl, dovremmo anche fargli comprendere come sui social oggi non esiste alcuna tutela effettiva ed efficace per chi è oggetto della stessa violenza e intolleranza di sempre, seppur al momento “solo” verbale.