Secondo quanto annunciato da Facebook stesso, sarà presto disponibile per tutti gli utenti del social media la possibilità di “disattivare” l’algoritmo che regola il News Feed e decidere quali amici e pagine vedere per primi: una mossa che, tuttavia, non fa che sollevare ulteriore dubbi su come l’algoritmo funzioni effettivamente.
Entro pochi giorni o poche settimane tutti gli utenti di Facebook nel mondo potranno passare agevolmente dalla visualizzazione dei contenuti nel News Feed in base all’algoritmo alla “vecchia” visualizzazione cronologica dei post degli “amici”, delle pagine, dei gruppi seguiti: una possibilità a dire il vero già disponibile da alcuni anni su Facebook ma sconosciuta ai più, perché seminascosta in mezzo ad altre decine di funzioni presenti nel menù delle app mobile e altrettanto se non più invisibile nella versione desktop.
Il cambiamento, annunciato da Facebook pochi giorni fa, sarà tuttavia soggetto a limitazioni: se all’inizio gli utenti potranno passare dal feed algoritmico a quello cronologico e al feed delle pagine e degli “amici” indicati come preferiti (fino a un numero massimo di 30) tramite una serie di pulsanti immediatamente visibili in alto nella app, dopo 7 giorni di mancato utilizzo i pulsanti scompariranno e gli utenti potranno passare ai feed “paralleli” solo usando il menù laterale. Il cambiamento, in ogni caso, non riguarderà Instagram i cui utenti continueranno – loro malgrado – a essere soggetti al solo feed algoritmico.
Nick Clegg, Facebook: “dovete fare pace con le macchine, perché non se ne andranno mai più”
“Noi dobbiamo guardarci allo specchio per non farci cullare dalla falsa idea che siamo manipolati dalle macchine. La verità è che le macchine non hanno preso il controllo, ma sono qui per restare, e noi dobbiamo fare pace con loro”: con queste parole Nick Clegg, vice presidente Global Affairs di Facebook, conclude il suo lunghissimo articolo in cui spiega e non spiega i motivi che hanno portato l’azienda a restituire ai suoi utenti la possibilità di disattivare il proprio stesso algoritmo per passare al feed cronologico o a quello dei “preferiti”, ma senza avere alcuna possibilità di conoscere in che modo il feed algoritmico funzioni esattamente.
Se le macchine non hanno alcun effetto su di noi, come sostiene Nick Clegg, se quello che vediamo nel feed è la conseguenza di un algoritmo che risponde in maniera neutrale ai nostri interessi e ai nostri comportamenti registrati dalla macchina stessa, se non sono gli algoritmi a causare la polarizzazione dei dibattiti, la diffusione delle fake news, a incentivare l’hate speech, come mai il loro funzionamento non può essere soggetto all’analisi di ricercatori o professionisti indipendenti? Come mai agli utenti sono stati forniti gli strumenti per difendersi ma non gli strumenti per capire come gli algoritmi funzionino esattamente?
Più che una via d’uscita, Facebook offre ora una “pausa” dall’algoritmo che resta l’opzione di default per i nuovi e i vecchi utenti
Facebook, come suo solito, anche in questo caso ha copiato delle funzionalità presenti su altri social media da alcuni anni: se il passaggio dal feed algoritmico al feed cronologico è una funzionalità già presente da tempo e facilmente accessibile sulla app di Twitter, l’introduzione di un feed dedicato agli utenti e alle pagine “preferite” è una palese imitazione del feed degli account “Seguiti” di TikTok, parallelo a quello principale. Dopo aver dato agli utenti la possibilità di difendersi dall’algoritmo tramite la possibilità di silenziare, bloccare e segnalare i contenuti erroneamente selezionati da quest’ultimo come rilevanti, Facebook ora offre una apparente via d’uscita al monopolio della “macchina” di selezione editoriale, ma senza rinunciarvi del tutto.
Il feed algoritmico, infatti, rimane l’opzione “di default” quando l’utente si iscrive o fa accesso al social media e continuerà con ogni probabilità a rimanere lo strumento più utilizzato per gestire il flusso di aggiornamenti in arrivo da migliaia di pagine, gruppi e “amici” collegati o per scoprirne di nuovi: in questo contesto, il feed cronologico e quello dei “preferiti” possono diventare al più una possibilità per mettere temporaneamente in “pausa” il feed principale quando l’algoritmo di quest’ultimo non è più in grado di selezionare contenuti rilevanti, e per condividere con lui ulteriori dati tramite l’interazione con pagine, “amici” e gruppi selezionati come “preferiti” o con cui possiamo ritornare in contatto attraverso l’uso temporaneo del feed cronologico.
L’ordine con cui post appaiono nel feed è un risultato del lavoro di utenti, algoritmi e moderatori, nei confronti dei quali non c’è nessun “pulsante” di disattivazione che tenga
Perché non possiamo fare del tutto a meno degli algoritmi? Perché i social media non prevedono che si l’utente stesso a scegliere i parametri dell’algoritmo attraverso cui decidere quali post devono apparire prima di altri? Secondo le conclusioni a cui sono giunto nel mio libro “Gli obsoleti”, e confermate indirettamente dallo stesso Nick Clegg nel suo articolo, oggi la composizione del feed di un social media come Facebook è il risultato del lavoro asincrono di utenti, algoritmi e moderatori di contenuti: non è sufficiente rendere trasparenti e personalizzabili a piacere gli algoritmi, se il lavoro dei moderatori continua a essere svolto secondo le stesse modalità opache, contradditorie e non verificabili dall’esterno con cui è stato svolto finora.
Rendere trasparenti gli algoritmi, oppure renderli personalizzabili a piacere dagli utenti attraverso interfacce semplificate, porterebbe inevitabilmente ricercatori e utenti stessi a una maggiore consapevolezza del fatto che non sono solo gli algoritmi a plasmare il modo in cui la realtà ci appare all’interno dei nostri flussi di notizie dei social media: se oggi ci viene offerta la possibilità di prenderci una pausa dagli algoritmi, di disattivarli temporaneamente quando questi ci suggeriscono contenuti, “amici” e notizie che preferiamo non vedere, nei riguardi dei moderatori non c’è alcun “pulsante” che tenga. “Fare pace” con le macchine, come ci suggerisce Clegg, non è sufficiente per “fare pace” con i social media e con le loro sempre più arbitrarie manipolazioni.
Foto di copertina: Nick Clegg, vicepresidente Global Affairs di Facebook (ansa)