Anche nella pubblica amministrazione italiana sembra essere arrivato il momento del crowdfunding: è notizia di questi giorni che il Comune di Milano finanzierà progetti di impatto civico attraverso Eppela, una delle più note piattaforme di crowdfunding italiane. Ma come funziona, esattamente, una campagna di crowdfunding? Quali sono gli aspetti – economici, tecnici e psicologici – da tenere in considerazione, per non farsi cogliere impreparati? O, peggio, rinunciare a portare a termine la propria campagna?
Nel Paese degli allenatori in tribuna, dove tutti si riempiono la bocca di quanto sia importante “avere una strategia”, ma che a conti fatti non hanno mai né lanciato una campagna di crowdfunding, né hanno dimostrato altrimenti che a parole le proprie supposte competenze superiori in fatto di strategie digitali (diffidate sempre di chi non ha nemmeno un dubbio, soprattutto quando si parla di web) ecco qualche consiglio da parte di chi ha provato (senza successo) a lanciare una campagna e ha imparato a sue spese che:
1. Una campagna di crowdfunding inizia molti mesi prima del giorno di lancio. Il giorno “X”, quando la campagna di crowdfunding va finalmente online, è solo una delle tante tappe verso il completamento del goal. Prima di dare il via ufficialmente alla campagna di crowdfunding, dovete darvi il tempo di costruire una piccola “community” di partenza: siano essi già potenziali sostenitori interessati ad investire economicamente nel progetto, o persone perlomeno disposte a diffondere la vostra campagna attraverso i loro network di contatti (social, mail, blog, passaparola…), o professionisti interessati al vostro progetto che potrebbero darvi qualche consiglio utile a perfezionarlo. Nulla vi vieta di realizzare dei test preliminari, inviando ai potenziali sostenitori un’anteprima del progetto e di come intenderete presentarlo al grande pubblico. È importante prestare attenzione ai feedback di questi primi sostenitori, per calibrare al meglio linguaggio e presentazione della campagna, per quando verrà il momento del dunque.
2. Nel crowdfunding, la scelta della piattaforma è un aspetto fondamentale. Sono tante le piattaforme generaliste, così come iniziano solo ora a nascere in Italia le piattaforme specializzate su un determinato settore. La scelta della piattaforma è importante non solo dal punto di vista tecnico (se una piattaforma non consente di ricevere bonifici potrebbe rivelarsi un ostacolo non da poco: ad esempio, per Produzioni dal Basso la metà delle transazioni superiori ai 25 euro è fatta tramite bonifico) ma anche da quello umano e professionale: anche se nessuno vi fornirà, gratuitamente, tutto il supporto di cui avrete bisogno, nondimeno avere a che fare con dei professionisti e con persone che credono nel vostro progetto vi aiuterà a superare i momenti più difficili (ad esempio, quando vi troverete a passare nella “zona 10-50%”: secondo alcuni studi citati in un recente articolo del Guardian, solo il 3% dei progetti che hanno raccolto più del 50% non ha raggiunto il goal, mentre la media di raccolta dei progetti falliti si attesa al 10,3%).
3. Tenete fuori famiglia e amici dai vostri progetti. Si dice: mai mischiare le relazioni professionali con quelle affettive. Una regola che in Italia, Paese dove l’85% delle aziende è un’impresa famigliare, sembra essere quasi una bestemmia. Eppure, se fate eccessivo affidamento sulle relazioni affettive per farvi finanziare il vostro progetto, potrete ritrovarvi ad avere una “community” tanto meno coesa quanto più il totale della somma raccolta sarà dipeso da uno scambio “affettuoso” di favori, quando non visto come una specie di “regalo”. Parenti e amici, se possono essere in un primo momento i vostri più fedeli ed entusiasti sostenitori, non costituiscono quasi mai un termine di paragone realistico per valutare se la vostra idea riscuote un reale interesse verso un determinato target. Senza dimenticare che, se avete intenzione di lanciare altre campagne, è probabile che quei finanziatori che si sono fatti “ingannare” dalla presenza di un folto numero di sostenitori – in realtà, attirati più dall’affetto verso l’autore della campagna che non da un reale interesse nel progetto – potrebbero non tornare più. Se siete alla ricerca di un termine di paragone, abituatevi a considerare i vostri sostenitori come i vostri principali clienti, e parenti e amici quali “aiuti di Stato” da usare (o non usare affatto) con moderazione.
4. Non fatevi mettere in soggezione dal confronto con altre campagne avviate dalla stessa piattaforma di crowdfunding. Come vi accorgerete molto presto, se dall’esterno la presenza di numerosi progetti avviati è segno della vitalità di una determinata piattaforma, dal punto di vista di chi è coinvolto in prima persona in una campagna di crowdfunding il confronto quotidiano con le altre campagne può essere fonte di grande pressione. Non è difficile ipotizzare che qualche autore di campagne, vedendo la propria ferma al palo mentre quelle dei concorrenti continuano a macinare numeri e raggiungono più velocemente i goal previsti, possa cadere nella tentazione di metterci “del proprio”, pur di non rimanere l’ultimo della lista. Facendo in questo modo, involontariamente, il gioco stesso delle piattaforme, che giustamente guadagnano una percentuale sulle campagne effettivamente concluse, e che hanno tutto l’interesse a far sentire i fundraiser in perenne competizione tra loro, pur se con diversi obiettivi. Ricordatevi sempre che state lavorando per voi stessi e per i vostri sostenitori, e che avete lanciato una campagna di crowdfunding per arrivare laddove non potevate con le vostre risorse: molto meglio fallire senza metterci del proprio, che raggiungere il goal ingannando sulla reale consistenza dei vostri sostenitori.
5. Sviluppate una web content strategy, misurate le performance e rivedete l’approccio di conseguenza. Per quel che attiene al mio settore di competenza, posso dirvi che creare una pagina Facebook – nel 2015, dove la visibilità di post non sponsorizzati oscilla tra il 5% e l’11% del totale della fanbase – per la vostra campagna è tutto fuorché immediatamente remunerativo. Al posto della pagina potrebbe essere utile creare un gruppo, che al contrario delle pagine non ha limiti di visibilità ai post, per tenere aggiornati i fan sull’andamento della campagna e chiamarli “a raccolta” nel momento del bisogno. Pensate creativamente, e misurate, misurate sempre in base ai risultati ottenuti per trovare il mix migliore: se dovete diffondere il verbo, Twitter vi consentirà di raggiungere un pubblico potenzialmente molto più ampio rispetto a Facebook, senza correre il rischio di farvi bannare da qualche amministratore di gruppi o di pagine contrario al vostro spam indesiderato. Il vostro profilo LinkedIn, visitato quotidianamente da altri professionisti del vostro stesso settore a caccia di contatti e conferme di competenze può essere un’ottima vetrina per la vostra campagna di crowdfunding. Così come un articolo sul vostro blog personale, o dedicato al vostro progetto, in grado di posizionarsi ottimamente nelle serp può intercettare ricerche di utenti potenzialmente interessati alla vostra idea.