Truffe milionarie, professionisti del corteggiamento nascosti dietro profili Tinder insospettabili, ma anche aspettative diverse al primo appuntamento e una narrativa di coppia che va incontro a un’evoluzione imprevista.
“E voi, come vi siete conosciuti?” Se la domanda è banale, la risposta non è più così scontata come un tempo. Amicizie comuni, luoghi di lavoro, palestre, volontariato rimangono opzioni tutt’ora validissime e alla portata di chiunque, eppure un numero sempre più alto di coppie si trova oggi nella condizione di dover ringraziare un’azienda privata per aver dato inizio alla propria storia d’amore: mai come nell’era del dating online il destino sembra essere diventato qualcosa di assimilabile ad un algoritmo.
Parente lontano delle agenzie matrimoniali, senza più quello stigma da “ultima spiaggia” che un tempo teneva lontano la maggior parte delle persone dal farvi ricorso, il dating online è oggi, secondo dati riportati dal Sole 24 Ore, un’industria multimiliardaria dal giro d’affari di 26 miliardi di dollari globali e quasi 9 milioni di clienti, o potenziali tali, solo nel nostro Paese. Si paga per accedere al servizio, per avere maggiore visibilità, o per avere qualcuno che usi Tinder al posto nostro per farci risparmiare tempo: di gratis non è rimasto più nulla, nemmeno la casualità.
Si paga per accedere a un servizio,
non all’intimità delle persone
Nate come fenomeno collaterale dei social network, le app di dating si servono da sempre di questi ultimi per favorire l’incontro tra i propri utenti: è più facile accettare l’invito a uscire di uno sconosciuto, se quest’ultimo ha un profilo Facebook o Instagram che ispira fiducia. Al punto che Facebook, dopo aver accumulato dati per anni e aver studiato con attenzione le strategie messe in atto da Tinder, Bumble e altre app simili, ha deciso di sviluppare entro fine anno un servizio di dating nativo alla propria piattaforma, generando una discreta dose di panico tra addetti ai lavori e investitori di aziende come Match (proprietaria di Tinder). La crisi di Snapchat successiva all’apparizione delle “stories” su Instagram è un ricordo ancora troppo vivo per non guardare con un misto di deferenza e terrore a ogni decisione presa a Menlo Park.
A prescindere dal giudizio sulla decisione in sé, la conseguenza più importante che il nuovo servizio di Facebook avrà nel settore del dating online sarà quello di metterne in forse il modello di business principale, fino ad oggi basato sulla vendita di servizi extra dietro abbonamento (vedere alla voce “Tinder Plus” e “Tinder Gold“). Se Facebook, come è prevedibile, creerà un servizio di dating completamente gratuito, per molte aziende oggi diffuse a livello globale potrebbe essere già iniziato l’ultimo giro di orologio.
Non è detto che l’ennesima prova di forza di Facebook possa costituire un male in senso assoluto per gli utenti, soprattutto per quelli più giovani e inesperti. Se si spendono centoventi euro all’anno (dieci euro al mese) per usare una app che promette di farci conoscere persone affini sulla base di interessi, passioni e amicizie comuni, diventa più difficile accettare serenamente che l’incontro con l’altra persona possa rivelarsi un fallimento: adolescenti, giovanissimi e persone poco avvezze a relazionarsi possono avere oggi più difficoltà di altri a distinguere tra il semplice pagare per accedere a un servizio, e la promessa implicita di accedere anche ai corpi (e ai sentimenti) degli altri. La gratuità, forse, potrebbe portare molti a rivedere al ribasso le proprie aspettative verso l’altro, o a essere più tolleranti in occasione del primo appuntamento.
L’apparenza inganna,
anche quando l’altro è “reale”
Pagare, inoltre, non è sinonimo di assoluta sicurezza. Non si contano infatti le truffe, e le storie di persone che hanno perso tutte le loro fortune in regali, regalini e aiuti in denaro ad impostori conosciuti su siti e app di dating: secondo il Better Business Bureau, le perdite per le sole vittime di “scam” statunitensi avrebbero già oltrepassato il miliardo di dollari negli ultimi tre anni. Le truffe non riguardano solo persone anziane, o analfabeti digitali: come si legge nella confessione di una donna d’affari americana vittima di un impostore conosciuto su una piattaforma di dating online, quando ci si convince di aver trovato la persona giusta si può arrivare a inviarle anche un milione di dollari, in tranche da poche decine di dollari per volta, pur di continuare a ricevere le sue mail e le sue dimostrazioni di affetto.
Fino a quando non ci si incontra di persona non si può mai essere sicuri che dall’altra parte dello schermo la persona a cui stiamo scrivendo sia la stessa che vediamo in foto. Come rivelato da una lunga testimonianza raccolta da Quartz sono sempre di più le persone che scelgono, per una cifra che varia da qualche centinaia fino ad alcune migliaia di dollari, di far gestire i propri profili su Tinder e altre app di dating online da un professionista, o presunto tale, incaricato di chattare con i potenziali partner, raccogliere numeri di telefono e fissare appuntamenti. Tutto legale? Apparentemente sì, anche se questo non toglie che in fase di corteggiamento alcune persone possano naturalmente scegliere di raccontare anche aspetti molto intimi di sé, senza neppure sospettare che dall’altra parte possa esserci un semplice intermediario a riceverli.
Che storia racconterete ai vostri figli?
Ricollegandoci alla domanda iniziale, è giusto sottolineare che chi fa uso oggi di servizi e app di dating online lo fa più probabilmente per trovarsi un partner occasionale, un amante, o qualcuno con cui uscire e chiacchierare per il tempo di una sera. Sono pochi quelli che si approcciano a questo mondo con l’ambizione di trovare un partner stabile: se succede, tanto meglio. Eppure non è semplice prevedere come possa evolversi la narrativa di coppia in un mondo in cui, paradossalmente, si è tornati a delegare a un terzo la scelta di creare i presupposti dell’incontro che potrebbe segnare il resto della nostra vita sentimentale: non più la famiglia, la società, gli amici, ma un algoritmo incaricato di trovare la giusta combinazione di età, interessi in comune e abitudini quotidiane. Un conto è coltivare l’illusione di essersi trovati grazie a una serie di fortunate coincidenze nell’universo, un altro essere consapevoli di dover ringraziare uno “swipe” verso destra.
A un livello più generale, se ancora oggi tanta parte della narrativa romantica (letteraria, cinematografica, musicale, …) deve il suo successo alla rappresentazione dell’amore tra individui quale sintesi dell’incontro inevitabile di culture e mondi tra loro opposti, non è facile nemmeno prevedere quali immaginari nasceranno in un mondo dove l’incontro tra esseri deriva più realisticamente dalla combinazione di somiglianze, piuttosto che dall’attrazione verso ciò che ancora non si conosce. Leggeremo, guarderemo, ascolteremo, ci lasceremo trasportare da storie più noiose, o semplicemente più disincantate e concrete? È ancora presto per dirlo. Nel frattempo stanno già nascendo oggi i primi figli di persone che si sono incontrate su Tinder e si sono “fidanzate ufficialmente” via Facebook: a voi il compito di trovare le parole giuste per dire a un bambino che, se è venuto al mondo, è anche merito di un algoritmo.