“L’uomo senza proprietà”: in libreria il mio nuovo libro pubblicato da Egea editore

Le linee guida del Garante Privacy sugli assistenti digitali (smart assistant) presenti sugli smartphone o negli “smart speaker” consigliano di “disattivare” questi ultimi in caso di inutilizzo, perché “l’assistente digitale è potenzialmente in grado di sentire ed eventualmente anche di vedere tutto quello che diciamo e facciamo. Questi dati possono anche essere memorizzati e inviati a terzi, o comunque possono essere conservati non sul dispositivo, ma su server esterni”.

L’avvertimento principale che si ricava dalle linee guida – pubblicamente consultabili sul sito del Garante – è quindi quella di avere a che fare con oggetti non pienamente sotto il nostro controllo, anche se formalmente ci appartengono. A prescindere da tutte le misure di sicurezza adottate, da tutti i regolamenti e le “best practice” introdotte negli ultimi anni, il consiglio del Garante rimane tuttora quello di disattivare gli smart speaker nei momenti di inattività, privandosi della possibilità di usarli quando e come ci fa comodo. Esattamente il motivo per cui questi strumenti sono stati acquistati.

È da questa contraddizione evidente tra oggetti digitali pensati per poter essere utilizzati in ogni momento della vita quotidiana e il rischio che questi ultimi possano compiere delle azioni contro il volere dei loro stessi acquirenti e utilizzatori che ho preso spunto per il mio terzo saggio: “L’uomo senza proprietà. Chi possiede veramente gli oggetti digitali?”, pubblicato dalla casa editrice Egea e disponibile in tutte le librerie e in formato ebook a partire da metà giugno 2024. Il libro, introdotto da una prefazione di Anna Maria Mandalari, professoressa dello University College London ed esperta di Internet delle Cose, è il compimento di una riflessione cominciata nel 2019 con “Solitudini Connesse” sulle relazioni tra persone mediate dagli algoritmi e proseguita nel 2021 con “Gli obsoleti” sull’impatto della digitalizzazione nei rapporti di lavoro.

Prendendo spunto da episodi di cronaca che hanno avuto un grande rilievo sui media italiani e internazionali, “L’uomo senza proprietà” approfondisce il rapporto tra gli uomini e gli oggetti mediati dalla tecnologia, a partire dalle storie di coloro che hanno avuto a che fare – per scelta, per necessità o per semplice mancanza di alternative – con oggetti quali smart speaker, lettori di ebook, televisioni connesse, canzoni e opere d’arte digitali, macchine e mezzi di trasporto “smart”, elettrodomestici per la casa intelligente, denaro digitale e criptovalute, analizzando i loro effetti soprattutto all’interno dell’ambiente domestico, il luogo per eccellenza della vita privata.

Quello che emerge da queste storie è come la semplice presenza e vicinanza di questi oggetti abbia delle profonde conseguenze dal punto di vista della privacy, della sicurezza, del benessere, del controllo esclusivo su “cose” dotate di un’anima digitale che ne moltiplica la versatilità e le possibilità di utilizzo, ma anche i rischi e gli imprevisti per coloro che se ne servono o che si trovano nelle immediate vicinanze. Soprattutto – e questo è l’aspetto che mi sta maggiormente a cuore – quando a entrare nel raggio d’azione di un oggetto connesso sono i bambini, gli anziani, le persone in condizione di fragilità e coloro che non dispongono della possibilità di ricorrere ad alternative.

Il libro non vuole essere l’ennesimo “pamphlet” contro la tecnologia, l’ennesimo “j’accuse” contro le Big Tech, bensì un’analisi quanto più possibile dettagliata di quali siano i rischi e i benefici derivanti dall’utilizzo di oggetti digitali in base a un modello basato sull’accesso anziché sul possesso e il controllo completo: oggetti che possono essere utilizzati gratuitamente, o dietro pagamento di un importo una tantum o un abbonamento ricorrente, e che mantengono un canale di dipendenza con il mondo esterno che ne fa al tempo stesso degli utili strumenti al servizio delle persone e dei potenziali canali di sorveglianza, abusi, manipolazioni da parte di terzi. La compresenza di vantaggi e svantaggi, di luci e ombre, di risultati immediati e conseguenze a lungo termine è forse l’aspetto più difficile da comprendere e accettare da coloro che sono nati in un’epoca dove gli oggetti erano per lo più analogici e prevedibili nel loro comportamento.

Per questo motivo il punto di osservazione principale che ho deciso di adottare per scrivere il libro non è quello della mia generazione, o delle generazioni che mi hanno preceduto, bensì quello di coloro che sono nati digitali e che tali resteranno nel corso di tutta la loro vita, salvo ripensamenti o disconnessioni temporanee o imposte dall’esterno. È la prospettiva di coloro che sono nati all’interno di case in grado di “sentire” la loro voce, hanno dormito sotto la sorveglianza di telecamere in grado di seguire ogni loro movimento, sono apparsi sui social ancora prima di avere un account personale e hanno imparato a conversare con un assistente digitale nello stesso tempo in cui imparavano a riconoscere i nomi dei loro genitori. Sono tanti, sono sempre di più, e a loro va il mio augurio di poter un giorno disporre di alternative migliori di quelle attuali.

Come ho fatto per “Solitudini Connesse” e “Gli Obsoleti”, anche per “L’uomo senza proprietà” l’intenzione è quella di portare questo libro ovunque vi sia il desiderio di capire, di dibattere, di comprendere le caratteristiche e le conseguenze delle nuove tecnologie senza preconcetti né chiusure aprioristiche. I margini di miglioramento rispetto all’esistente sono ancora molto ampi, e non c’è nessuna ragione obbligata per cui un assistente digitale debba raccogliere le conversazioni di adulti e bambini e inviare questi dati a “terzi” o archiviarli su un “server esterno” dalla localizzazione sconosciuta. La speranza è che, dalla lettura di questa pubblicazione, possa nascere lo stimolo per progettare oggetti, servizi e magari anche leggi migliori di quelle attuali.

jacopo franchi

Autore

Jacopo Franchi

Mi chiamo Jacopo Franchi, sono nato nel 1987, vivo a Milano, lavoro come social media manager, sono autore del sito che state visitando in questo momento e di tre libri sui social media, la moderazione di contenuti online e gli oggetti digitali.

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