Qualche volta, capita di metter da parte le lunghe distanze. Quando non si ha una destinazione da raggiungere, il mondo si può misurare in chilometri, alberi, chiese isolate e ville rinascimentali in decadenza.
Articoli del mio vecchio blog e articoli vari, non esclusivamente dedicati alle tecnologie digitali.
Qualche volta, capita di metter da parte le lunghe distanze. Quando non si ha una destinazione da raggiungere, il mondo si può misurare in chilometri, alberi, chiese isolate e ville rinascimentali in decadenza.
La prima canzone non si dimentica mai. Per me è stata “Ciao“. O “L’anno che verrà“, non mi ricordo più. Tanto sono vicine nella memoria, nello spazio della stessa sera, che non posso esserne certo. Mi ricordo una sera di Natale, e le luci dell’autoradio del Peugeot che sembrano seguire la musica di “Ciao”. Fuori dai finestrini, la città di Lugagnano che brilla “come un presepio“, e “le luci del tramonto” (a quell’ora?) che “facevano più bello il mondo“. Negli anni successivi, ho imparato a conoscere anche i “mezzi giornalisti” e gli altri “tipi misti“.
Jacopo Franchi & Cansu Ekmekcioglu
I remember just the beginning of the conversation, during my last night in Brussels. I was there for a reportage with three journalists, from Belgrade, Sarajevo and Istanbul, for Cafebabel. One of the journalists was Cansu, a 25-year-old Turkish girl who was doing her master degree on political sciences and digital media at Galatasaray University. I was very impressed by her enthusiasm for the new adventure in Europe.
… non riguarda solo l’economia. Sarebbe fin troppo facile da risolvere. Da quando sono nato (1987) posso dire di aver vissuto in un periodo di crisi costante. La crisi dei valori? Nemmeno, perché si dovrebbe dimostrare che il mondo in cui viviamo è più ingiusto di quello in cui vivevamo prima. No, io credo che a essere andati definitivamente a puttane siano proprio i “motori” stessi della società.
“Quando verrai a Napoli, ti porterò a fare il giro di Scampia”. Ho strappato questa promessa al mio amico Mario un po’ di tempo fa, durante una delle nostre conversazioni via Skype. Io da una parte del mondo, lui dall’altra. “Ci andiamo in macchina, però. E non scendiamo dall’auto”. Le condizioni sono più o meno favorevoli, una volta insieme sono sicuro che lo convincerò a scendere dall’auto e ad addentarci dentro ai labirinti della Vela Gialla.
Doveva essere una meraviglia a vedersi. La loggia a quattro arcate emergeva nella pianura spoglia al termine del viale. L’archivolto d’ingresso era la porta per il mondo dei ricchi, delle feste, delle cene sontuose da celebrare a tarda primavera. Il glicine secolare, che avvolgeva i pilastri del portico, simboleggiava l’unione mistica tra architettura e natura. Penso ai pellegrini della Francigena, agli uomini senza volto che lavoravano la terra, ai monaci benedettini. Per tutti costoro Villa Visconti di Saliceto di Cadeo doveva apparire come il simbolo di una ricchezza terrena apparsa nello sconfinato nulla dei campi coltivati. Finché nel 1982 l’ultima famiglia che l’abitava se ne andò…
Ho letto questo romanzo di Brizzi in occasione di una ricerca personale sui pellegrinaggi contemporanei e l’esperienza di questi nell’opera degli scrittori. Brizzi ha compiuto un pellegrinaggio veramente, il che non guasta, sulla via Francigena, e da questo è nata l’idea per il suo romanzo, pubblicato con Mondadori nel 2007. Anche se la maggioranza dei lettori conosce ancora Brizzi per il celeberrimo “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”, qui vogliamo scoprire un lato più maturo del Brizzi scrittore, che a molti è ancora sconosciuto.
Ad avvicinarmi a quest’opera è stata la progressiva scoperta di un territorio, quello dell’alto vicentino, che ha dato i natali a Luigi Meneghello e che è sempre stato un centro nevralgico nel panorama culturale italiano (Santorso, vicino a Marano, ha avuto un ruolo importante nella storia degli incunaboli, con l’editio princeps del Canzoniere di Petrarca). Sulla mappa, è possibile disegnare un triangolo immaginario tra Malo, la città del titolo, Schio e Thiene, confini ravvicinati che la grande cornice delle Alpi racchiude e protegge.